Federica Galli preferiva gli alberi nello spazio naturale, piuttosto che nei giardini. Ha percorso tutta la nostra penisola per immortalare con il suo bulino, quelli più grandi d’Italia , non conosceva la botanica ma conosceva l’essenza, l’anima degli alberi:
«L’albero monumentale è una creatura egocentrica che crescendo fa il vuoto intorno a sé. Per questo esercita il fascino tutto particolare di un grande direttore d’orchestra. Anche i grandi direttori d’orchestra sono creature monumentali. E spesso fanno il vuoto intorno a loro».
Il castagno
dei cento cavalli, 1998
Acquaforte su zinco,
490 x 796 mm.
Era il 2007 quando vidi per la prima volta le sue acqueforti, da sempre amo i grandi alberi e ne rimasi affascinata. Da allora seguo le sue mostre … chissà prima o poi un’acquaforte me la regalerò.
A lei devo la conoscenza del gigantesco Olmo di Mergozzo in Piemonte (in foto), la Quercia delle Streghe in Toscana, il Castano dei Cento Cavalli nel Parco dell’Etna,, i platani di Napoleone a Cherasco, il Ficus di Palermo e tanti altri, oltre a tutti quelli di Milano, come i platani allArena, gli alberi della Chiesa Rossa e quelli che circondano San Simpliciano.
La quercia delle streghe, 1995
Acquaforte su zinco, 490 x 975 mm.
Segnalo che fino al 5 dicembre si tiene una mostra presso la Fondazione Federica Galli di Milano, che vede una selezione di acqueforti degli Alberi monumentali di Federica Galli in dialogo con le fotografie di Renato Luparia.
In questa occasione la Fondazione Federica Galli finanzia i propri progetti educativi con la vendita delle stampa originali della sua fondatrice.
Le acqueforti sono disponibili, con numerosi altri soggetti, alla galleria Salamon
Quasi sempre quando acquisto una pianta -per me- nuova, penso se starà bene in giardino e se sarà valida per la composizione floreale. 
Oggi per la nostra rubrica #fioridivenerdì ho voluto utilizzare i fiori di Physocarpus e le corolle della rosa che cresce vicino incrociando i rami.



note colturali:
I sui fiori a coppetta formano un globo, che maturando – a fine estate- si trasformano in frutti, piccole bacche ornamentali di un bel colore scuro. Tra l’altro validissime nelle composizioni.
I giovani fusti glabri hanno una colorazione rosso-marrone lucido, mentre i rami di 2 o più anni sono marroni e con corteccia che tende a sfaldarsi. Non necessita di potatura continua. Consiglio di svecchiarlo ogni 3/4 anni – a fine inverno-, recidendo i rami più vecchi alla base e accorciando di un terzo i restanti.