#fioridivenerdì – – – – – – – – – – rose di legno!

La pigna che sembra una rosa

Tantissimi anni fa, parcheggiai la mia auto in un vicolo del centro, e, quando ne scesi, rimasi stupita per la quantità di piccole e grandi rose di legno che ricoprendo tutta la stradina formava un originale tappeto color marrone opaco. Una delizia che portai a casa, mettendone il più possibile nella mia borsetta! Non le conoscevo o meglio: non le avevo mai notate, se non casualmente, in qualche lavoretto natalizio.

Ero giovane e poco avvezza al mondo naturale che invece oggi, cinge a tutto tondo la mia vita.20140117_cedro del Libano_DSC_0274

Da dove vengono le bellissime rose di legno?

Le produce il Cedrus libani o meglio conosciuto come Il Cedro del libano. L’albero è un piantone possente e maestoso, simbolo di potenza e forza fin dai tempi antichi. Nell’antico testamento: si narra che con il suo legno furono edificate le colonne del Tempio di Salomone. Inoltre i fenici usavano il suo pregiato e massiccio legno, per la costruzione di imbarcazioni, e navi.

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Il Cedro del libano appartiene alla famiglia delle Pinaceae, classificato tra le conifere. Originario dell’Anatolia settentrionale, della Siria e del Libano, il cedro cresce spontaneo lungo i pendii rocciosi e calcarei raggiungendo un’altezza di 40 metri e in casi eccezionali può raggiungere i 60 metri di altezza. I rami assumono un portamento a “candelabro” in altre parole, formano un angolo retto di 90° e salgono verso l’alto.

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In Europa giunge nel XVII secolo. Nel 1683 alcuni esemplari furono piantati al Physic Garden di Chelsea a Londra. Quando produssero le prime pigne, la cosa suscitò un tale scalpore che l’allora presidente della Royal Sociey, Hans Slogane, presentò agli altri soci, un rame dell’albero, carico di ben nove frutti.

Le foglie di un bel color verde-blu, hanno una forma ad aghi e si distribuiscono a ciuffetti sui rami legnosi. I fiori sono grigio-verdi i maschili e gialli quelli femminili. Tutti nascono sulla stessa pianta. I frutti, le pigne, sono grandi e di forma conica, simili a tante altre.

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Ma la differenza con le pigne delle altre conifere, che raccogliamo intere dal suolo, è che man mano che le pigne del cedro maturano, si sfaldano lasciando cadere a terra ‘petali’ di legno. Rimane intatta la parte apicale della pigna che ricorda la forma di una rosa appunto.
Non c’è inverno che io non la utilizzi. La trovo graziosa e molto elegante. La sua forma e il suo colore marrone opaco, ben si adattano alle mie composizioni floreali natural-style.
Si può conservare in scatole di cartone o legno da riporre in luoghi asciutti. L’anno seguente, come una qualsiasi pallina di natale, si scarterà per poi riutilizzarla per decorare ghirlande, incollarla ad un nastro di velluto rosso per legare un tovagliolo, chiudere un pacco, o semplicemente per riempire un piatto di vetro come se fosse frutta fresca da mangiare, da posizionare come centrotavola.
Tra le pigne potrete nascondere delle t-light, protette da vetro, per far scintillare le vostre rose di legno.

Numerosi sono gli esemplari da poter vedere in Italia:
Due si trovano a Ferrara nel Parco Massari,
Uno sull’isola della Maddalena, in Sardegna.
Uno a La Morra (CN) nella tenuta Monfalletto
Uno nei pressi di Campobasso nel parco del convitto Pagani
Uno a Chieri, vicino alla stazione ferroviaria

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in foto un esempio di tableau de mariage pensato per un matrimonio invernale, a far da corredo le pigne del cedro del libano.
la foto l’ho scattata durante il backstage dello shooting del matrimonio pubblicato su La Magia del Bianco Winter 2013 e che a breve vi posterò
Questo articolo è inserito sempre sul magazine  La Magia del Bianco Winter 2013 a pagina 89

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A Lariofiori per VivaGliSposi: un cuore per sognare

è la proposta che ho presentato a Viva gli Sposi.  La fiera dedicata al wedding, che si è svolta la settimana scorsa a  Erba.
Ho realizzato un cuore di gypsophila da appendere alle panche della chiesa. La sposa accompagnata dai cuori bianchi e romantici percorrendo la navata che la porterà all’altare potrà sognare ad occhi aperti.
Un’alternativa al solito mazzolino di fiori che si vede appeso a testa in giù.

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I  miei colleghi di FEDERFIORI invece, hanno proposto delle alternative al classico bouquet da sposa20140119_viva_gli_sposi_3 20140119_viva_gli_sposi_5

Mi hanno fatto sognare e intenerire… il mio cuore lo dedico a questa bella coppia!tortore_sul_ramo

dedicato a chi ama bere ghiacciato

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Questa mattina ho trovato una gradita sorpresa al mio risveglio:
un leggero velo bianco ricopriva il prato, gli alberi e i tetti delle case. Nella notte è nevicato.

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E’ venerdì, la settimana lavorativa è finita, e questa sera, qui a casa ci saranno degli amici. Per servire un aperitivo ghiacciato, mi sembra perfetto, utilizzare i miei winter ice glasses  che ho preparato qualche tempo fa.
Non vedevo l’ora!!!

Lo servirò in terrazzo, all’aperto. Non scherzo! Durante le vacanze di Natale, ho passato qualche giorno in alta Savoia dove è normale sorseggiare bevande e aperitivi all’aperto. L’ho bevuto anch’io, e devo dire che mi è piaciuto. Piacerà ai miei ospiti?

Per realizzare questi insoliti bicchieri ho usato lo stesso metodo che ho utilizzato per il contenitore, lo trovate qui 
la nota in più
bollite l’acqua prima di utilizzarla, 
 il bicchiere risulterà più trasparente.

ice glass_DSC_0073

L‘aperitivo è maison, di Loretta Marchetti, abile e fantasiosa chef  ha creato appositamente questa bevanda.

Un sodalizio, quello mio e di Loretta, iniziato nel post precedente. Anche se siamo al 17 Gennaio, abbiamo pensato di brindare con voi, augurandovibuon anno con ice glass_DSC_0094

nel ghiaccio:
cuoricini, stelle, zestre di mandarino, foglie e bacche di edera, rametti baccati di Cupressus Cyparis Leilandii, foglie di Cyclamen

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Spero che l’idea, un po’ bizzarra, vi sia piaciuta.
La settimana prossima, sul suo blog, Loretta ha promesso che ci svelerà la ricetta…nel frattempo potrete realizzate i bicchieri. Pronti, via, spazio alla fantasia!!!

 andate a vedere il suo blog  lavanda&rosmarino , vi verrà l’acquolina in bocca

ringrazio Loretta per le bellissime immagini che mi ha inviato

dov’è il mio posto?

30giugno2011CUna moda venuta dalla Francia,
ci aiuta a trovare il nostro posto a tavola durante il pranzo o la cena del matrimonio.
Si chiama: Untitled
Una fantasiosa bacheca
ad essa sono appesi dei biglietti che rappresentano i tavoli. Avremo tanti biglietti quanti saranno i tavoli.
Scritto in alto sul biglietto si troverà il nome del tavolo e sotto di seguito i nomi dei commensali che siederanno a quella tavola. 

Ma come trovare il nostro tavolo?
Sui tavoli ci sarà un altro biglietto posto su un cavaliere o inserito nel centrotavola fiorito, con il richiamo del biglietto.

facciamo un esempio:
siamo davanti al tableau de mariage, cerchiamo il nostro nome sui biglietti appesi. Una volta trovato, memorizziamo a quale  tavolo apparteniamo. Esempio: sotto la scritta Isola Madre – gli sposi amano i laghi – troviamo il nostro nome. A questo punto una volta entrati in sala, non ci rimarrà altro, che cercare il tavolo ‘Isola Madre’. Individuato il tavolo, le ipotesi a questo punto saranno due: sedersi dove capita oppure cercare, se c’è, il classico bigliettino con il nostro nome, chiamato segnaposto.

Gli sposi si divertono molto a fare il tableau de mariage e suggeriscono nomi di luoghi o cose a loro cari. Laghi, numeri, canzoni, fiori, o addirittura, mi è successo: i nomi delle renne.

Il mio consiglio è quello di farlo il più semplice possibile. Un ramo di corylus avellana, come in foto, dove far scendere i nastri per attaccare i biglietti.  Scrivere i nomi, con un carattere classico, Pettinaroli di Milano per citarne uno, in color seppia o nel colore usato per le partecipazioni e i menù. Scrivere nome e cognome ma senza titoli come: dott, egregio …

Sicuramente da  posizionare  all’entrata della sala dove si svolgerà il pranzo

tableau de mariage♥ Il tableau de mariage sostituisce egregiamente il cerimoniere o il padre della sposa, che tanti anni fa faceva accomodare gli invitati.

#fioridivenerdì – – – – ciclamino in lattina

L’Epifania tutte le feste le porta via e anche tutte le decorazioni natalizie, aggiungo io.

Ma resisto poco con la casa spoglia e oggi ho usato delle comuni lattine per realizzare degli originali e facili cache-pot per i miei ciclamini.20140110_ciclamino occorrente:
un elastico o del biadesivo
foglie di Magnolia grandiflora
lana
un vasetto di ciclamino20140110_ciclamino in lattina

Il ciclamino appartiene alla famiglia delle Primulaceae, è presente in tutto il mediterraneo. Ha fiori grandi o piccoli, colorati, e a volte profumati. Le sue foglie a forma di cuore, bellissime, sono disposte a spirale sul tubero. Se ne conoscono una ventina di specie. Quella più conosciuta è il Cyclanem persicum o Ciclamino di Persia. 

Osservando poche regole, il ciclamino è di facile coltivazione e può dare grandi soddisfazioni.
Questo tubero, può essere coltivato in vaso o in piena terra, in ambienti freschi e umidi e riparati dal sole estivo. Richiede terriccio di foglie e letame maturo mescolato a sabbia e non ama, come moltissime piante, i ristagni d’acqua. Annaffiarlo dal basso senza bagnare il tubero.
Io riempio il sottovaso con poca acqua. Passata un’oretta, quella che non è stata assorbita, la elimino.

E’ una pianta che amo e che ho sempre sul davanzale della finestra della sala, sia in inverno che in estate. Forse ho trovato la giusta esposizione. 

In natura esistono altre specie più rustiche, che ben si adattano a essere piantate in piena terra all’ombra di alberi. Ad esempio il grazioso Cyclamen coum, scoprite qui come coltivarlo

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